Mondiali di Doha: bis di Peter Sagan

Lo slovacco conserva la maglia iridata, aggiudicandosi allo sprint l’oro nella prova in linea Élite: battuti Cavendish e Boonen, l’Italia si consola con un’ottima prova di squadra e con il piazzamento del campione nazionale.

Peter Sagan resta campione del mondo al termine di un Mondiale straordinario per intensità, bellezza, incertezza. Un bis iridato non si ripeteva dalla doppietta 2006-2’007 di Paolo Bettini. Lo slovacco ha battuto al termine di una volata ristretta, dentro un gruppo ridotto a una decina di unità dall’incredibile lavoro del Belgio, il britannico Mark Cavendish, terzo è Tom Boonen, a cui non riesce l’impresa di bissare la vittoria del 2005. Migliore degli azzurri è Giacomo Nizzolo, quinto, promosso capitano sul campo, durante l’ultimo giro, al posto di un comunque ottimo Viviani, messosi a disposizione del compagno nel finale. Tre gli azzurri nel gruppo di testa: con i due velocisti anche Jacopo Guarnieri. Gara decisa a 176 km dal termine, in pieno deserto, da un ventaglio organizzato alla perfezione da belgi e britannici. Viviani è il più rapido a starci dentro, poi entrano anche Bennati, Nizzolo e Guarnieri. Il gruppo si riporta su quattro fuggitivi della prima ora, Berhane (Eritrea), Lagkuti (Ucraina), el Abdia (Marocco), Roth (Canada), Dougall (Sudafrica), tutti tranne l’ucraino resisteranno fino alla fine.

Si ritira prestissimo Gaviria, tenendosi la mano sull’addome, aveva urtato Durbridge e Mezgec. Boonen con altri cinque, Naesen, Van Avermaet, Roelandts, Keukeleire, Stuyven. I tedeschi nel secondo gruppo a remare, ma i secondi non scendono mai sotto i trenta. Dentro anche Hayman e Matthews, Sagan con Kolar, Cavendish con Blythe, Kristoff e Boasson Hagen, Petit, Saurreau e Bonnet, gli olandese Leezer e Terpstra, mentre Cort Nielsen perde contatto, 27 davanti. In 30 km si decide il Mondiale nel modo più bello, forse il più atteso, per certi versi eroico.

Lagkuti, Berhane, Dougall e Roth vengono presto ripresi e si accodano al gruppo dei forti, inizia lì una loro personale corsa nella corsa, fatta essenzialmente dalla speranza di stare attaccati al treno buono. Ci riescono. All’ingresso nella Pearl il vantaggio è di 1’07”, il primo a staccarsi è Lagkuti. Al primo passaggio sono in 26. Cambio di bici per Viviani, col 53 al posto del 55. In gara restano in 56 ai sei giri dall’arrivo, al secondo passaggio sul traguardo. Salta per un problema meccanico Blythe, Cavendish resta solo per un po’, poi il compagno rientra.

Nel gruppo dietro clamoroso litigio tra Degenkolb e il belga Debusschere, col tedesco che al culmine della discussione spruzza dell’acqua da una borraccia in faccia all’avversario, forse reo di danneggiare il complicatissimo inseguimento ai migliori. Per lunghi tratti è Belgio contro Germania, in testa ai due gruppi a fare tutto il lavoro, ma il vantaggio si allarga anche a 2 minuti, troppi. Il lavoro duro lo fanno davanti Keukeleire, Naesen e Stuyven, il coraggio dei belgi paga, è una corsa che hanno dominato con una squadra stellare. Inserito nel terzetto di testa per lunghi tratti anche Daniele Bennati, il regista azzurro, l’uomo che era già, da riserva, al Mondiale di Zolder, 14 anni fa. Nel gruppo buono ci sono tre dei dieci più anziani in gara, Hayman (il meno giovane in assoluto), Bennati e Tom Boonen. Non perde un metro anche il semi-pro norvegese Korsaeth, 23 anni, uomo da Fiandre del futuro.

A tre dalla fine si compie il dramma sportivo di John Degenkolb, che si siede sull’asfalto davanti al box tedesco, finito, in lacrime, e poco dopo viene raggiunto da Kittel, a certificare definitivamente la resa della Germania e del secondo gruppo, rotolato a oltre tre minuti.Gli azzurri si alimentano bene, non vanno mai davanti, e intanto Cassani istruisce dall’ammiraglia Viviani, forse gli dice di tenere duro, forse vuol sincerarsi delle sue condizioni, perché è il capitano ma il suo vice, Nizzolo, è nel gruppo buono e bisogna decidere su chi puntare per la volata. È un aggiustamento continuo di posizioni, strategie, si fa la conta e i belgi continuano a menare con Stuyven, senza sfinire nessuno dei 26, ma tenendo il ritmo alto. Si poteva immaginare un Mondiale così duro, non si poteva immaginare un gruppo così ristretto.

Scoppiati presto Demare e Bouhanni, la Francia può contare solo su Bonnet e Petit. Ci si conta anche trasversalmente, tra compagni di club: Boonen avrebbe solo Terpstra, che corre però con una maglia diversa, gli italiani sono di quattro squadre diverse, Guarnieri è gregario di Kristoff (dal prossimo anno non più), Bennati di Sagan (si separeranno, uno alla Movistar, l’altro alla Bora), Cavendish ha Boasson Hagen, Behrane e Dougall, gli ultimi due però spettatori pedalanti del gruppo buono. Molla Keukeleire, a meno due giri dalla fine il Belgio perde un pezzo, restano in 25. I numerosi passaggi in coda di Viviani non suggeriscono confortanti segnali, Cassani lo tiene lì, lunghi dialoghi tra i due, il campione olimpico dell’Omnium resiste, mentre l’altro, quello della prova su strada, Van Avermaet, fa qualche turno in testa a tirare. Sagan appare con il sacchetto della nazionale italiana, ritirata forse al box azzurro, un gesto di splendida sportività.

All’ultimo passaggio è Belgio 5, Italia 4, Norvegia 3, Slovacchia, Australia, Gran Bretagna, Francia e Olanda 2, e i belgi continuano a tirare, tutto il giorno così. Naesen si sposta ai meno 8, il ritmo lo alza Bennati, poi si stacca anche Stuyven, Italia in superiorità numerica, e va la Norvegia davanti. Bennati si rialza, tre Italia, tre Norvegia. Ai meno cinque è Terpstra a provare l’assolo, ma apre lo spazio a un tentativo di Van Avermaet. Sagan manda in testa Kolar, gli azzurri si contano e sono in tre. Hayman e Matthews si cercano, Viviani è in terza ruota e da gran signore si sacrifica per Nizzolo, promosso sul campo capitano. Leezer, una vittoria in carriera, ci riprova, sentendosi spacciato in volata, è la Norvegia a lavorare. Il Belgio torna sotto, Guarnieri pilota Nizzolo ma è Sagan a vincere, ancora Sagan, splendidamente Sagan.

“Non abbiamo rammarichi, c’eravamo nei momenti importanti, siamo arrivati in quattro, sapevamo che Viviani non aveva il fondo sufficiente, ma si è comportato bene nonostante i crampi nel finale. Squadra esemplare”, è il commento del ct Cassani. “Risultato che ci sta, ho davanti solo grandi campioni. Ho avuto Guarnieri nella volata, penso di averla fatta al massimo delle mie possibilità”, è l’analisi di Nizzolo. Secondo Viviani “sapevamo non essere i più forti ma abbiamo corso bene, negli ultimi due giri ho avuto i crampi, ho messo del gel, poi nella volata non sono riuscito ad avere lo spunto per lottare”.

Così Sagan: “Ho avuto un po’ di fortuna perché sono stato l’ultimo a riuscire ad entrare nel gruppo: prima di me erano entrati

con grande tempismo mio fratello e Kolar. Peccato poi che Jurai , andando a prendere acqua per tutti noi, abbia perso contatto con il gruppetto. Ma ho avuto accanto a me Kolar che ha fatto un lavoro davvero straordinario. La volata? Sono stato fortunato perché Nizzolo, con molta correttezza, non mi ha chiuso, così sono riuscito a passare e ho vinto alla grande. Devo dire grazie a tutti, grazie ai compagni e ai tifosi che sono arrivati dalla Slovacchia”.