FROOME: DUE PESI E DUE MISURE?

Due pesi e due misure. Sembra questa l’impressione che emerge dal caso Froome che in questi giorni sta mettendo a sottosopra il mondo del ciclismo per il famoso clenbuterolo, più comunemente conosciuto come Ventolin.

 

La prassi prevede solitamente che in caso di positività ad un controllo scatti la comunicazione ufficiale all’atleta e al team che dovrebbe sospendere il corridore dall’attività sportiva. In questo caso la sospensione non si è verificata e la notizia non è stata rivelata. Rispetto ad altre passate esperienze il riserbo è stato altissimo. Il Team Sky, di cui Froome è un dipendente, ha tenuto un comportamento insolito non prendendo provvedimenti come invece vorrebbe il codice etico siglato dai team. Un trattamento di riguardo che a molti, a partire dal quatto volte campione del mondo a cronometro Toni Martin, non è piaciuto. Il tedesco si è scagliato apertamente contro una situazione che non fa bene al movimento.

La comunicazione ufficiale è avvenuta solo dopo la conferma della positività del campione B, e solo grazie al fatto che i quotidiani sportivi, il francese L’Equipe, e il britannico The Guardian, hanno ricevuto una soffiata ed erano pronti con il colpo in canna. Solo in quel momento, e in gran fretta, UCI e Team Sky si son precipitati nella stesura di un comunicato quasi congiunto che è stato inviato di buon mattino a tutti gli organi di informazione.

 

La domanda che si potrebbe porre è: per quale motivo a Chriss Froome è stato riservato un trattamento di riguardo? E l’avvento di un Presidente UCI francese, come David Lappartient, ha contribuito alla diffusione di una notizia riguardante l’inglese Fromey?

 

Quello che è certo è che il ciclismo è di nuovo in un caos di cui non si sentiva il bisogno. Speriamo che entro il prossimo mese di maggio, alla partenza di Gerusalemme del Giro d’Italia, le cose siano state già chiarite. Non sempre i tempi della giustizia coincidono con quelli dello sport.