Chiunque ne sia il vincitore, in questa tappa i runners della 250k hanno fatto un vero e proprio record: hanno eseguito un passaggio nel luogo più caldo del mondo. Sulla piattafoma lavica del Gandom Beryan sono stati registrate per gli ultimi tre anni, temperature che si aggiravano attorno ai 70gradi. L’aspetto del plateau è surreale: un altipiano cosparso di pietre nere che, se battute l’una contro l’altra, producono un rumore metallico. E’ impossibile rimanere impassibili di fronte a questo posto, anche per il panorama che si gode da lassù. Si abbraccia con lo sguardo una vasta parte del Lut, compreso il fiume salato.
Il tempo non è stato dei più clementi: ben oltre i quaranta gradi. I runner hanno dovuto fare i conti con la calura, e anche al campo base – nel caravanserai di Nader – le apparecchiature elettroniche sono andate molto vicine allo stop per l’eccessivo calore. Il primo ad arrivare in fondo è stato Rafael Fuchsgruber, il runner tedesco leader della 150k è arrivato abbastanza fresco, e ha avuto anche il tempo di tornare qualche centinaio di metri indietro per bagnare il suo amico e collega Mohamad Ahansal, leader della 250k arrivato poco dopo di lui.
Dopo una ventina di minuti ha fatto il suo ingresso al caravanserai Fabio Ferrario, l’outsider milanese con la sua bici. Giuseppe Derosa (150k) ha poi tagliato il traguardo, anche se sofferente per un dolore al ginocchio che lo tormenta da tempo, seguito quasi a ruota dall’Alberto nazionale, un fantastico Tagliabue che continua a macinare chilometri come se niente fosse. Il norvegese Frode Lein è arrivato dopo poco, mettendo in tasca davvero un bel tempo nonostante la schiena che ancora gli provoca qualche problema. Frode ha anche brevettato la “doccia da campo base” forando un tappo di una bottiglia, soluzione molto apprezzata da tutti, che da lì in poi è diventato un must alla finish line. I volontari e lo staff si sono adoperati in tutti i modi per far sì che i runner fossero protetti contro i colpi di calore, e c’è chi è andato da un cp all’altro a piedi portando acqua per bagnare gli atleti. Ad un volontario che ha camminato per diversi chilometri è addirittura stata applicata una flebo, ora sta bene.
Nicola Ciani e Roberto Zanda, rispettivamente terzo e quarto nella classifica generale, separati solo da 13 minuti, sono arrivati insieme al traguardo dopo aver corso in parallelo l’ultima parte della tappa. Il libanese Imad Ladkani appena arrivato al campo ha decantato la bellezza della tappa – ma anche la sua difficoltà nell’ultima parte, quando la fatica e il caldo si mescolano al terreno non proprio semplice.
La prima donna a completare il percorso è stata oggi Jenny Davis, che ha spinto e ha trovato il suo passo ottenendo un tempo niente male. Giovanna Caria per la 150 è giunta anche oggi piuttosto provata, ed è occorso un intervento dei medici e degli infermieri -sempre puntualissimi- a gestire la sua situazione. A causa del forte dolore alla schiena, alle spalle e ai piedi (e a un passo dal colpo di calore) l’atleta sarda è stata costretta a rimanere nella tenda medica a lungo.
E’ stata poi la volta dell’inossidabile iraniano Vahid Reyhani, che migliora di tappa in tappa, e la classifica lo premia. Christoph Harreither, l’austriaco dalle lunghe leve, arriva con un tempo di 7,47, e la nostra Laura Ricci, insieme a Gian Carlo Enna, raggiungono il campo dopo circa mezz’ora. Laura ha sofferto abbastanza la calura, e in un paio di occasioni ha ammesso di avere avuto delle allucinazioni “Una volta ho creduto di vedere Tagliabue e Ahansal, un’altra volta pensavo di avere uno scorpione nella scarpa!”.
Anche l’altro runner libanese, Moustapha Ahmad, ci ha raggiunti al campo base. Chiudono la classifica della giornata Alireza Saadat, la coraggiosa Masoumeh Torabi che ha sofferto di dolori e vesciche ai piedi, la sua mentore Stephanie Case e, quasi al tramonto, l’iraniano Farhad Shirzad. Abbiamo avuto poi il piacere di incontrare il Ministro della Cultura della regione di Kerman, intervenuto ad un piccolo ricevimento in onore della ISRU e dei runner. La delegazione ha fatto un particolare augurio ai partecipanti dalla voce del professor Rashidy, il “padre del Lut”, e sono stati regalate bellissime rose a tutti. Domani tappa lunga… alcuni runner sono un po’ intimoriti, ma il loro spirito avrà la meglio.
Crediti: www.extremeracesorganization.it
Foto: P Benini