Abbiamo parlato nei giorni scorsi della scelta del belga Victor Campenaerts di utilizzare la tenda che simula le condizioni di ossigeno rarefatto, arrivando a riprodurre lo stato ambientale che si trova a 10.000 metri per far aumentare il valore dell’ematocrito. Cosa ne pensano 2 esperti come Andrea Morelli (Centro Mapei) e Maurizio Mazzoleni (Astana Team) ?
Ecco le risposte:
«Sono un po’ scettico – spiega Andrea Morelli -. Situazioni di così elevata ipossia possono produrre delle situazioni estreme potenzialmente pericolose che andrebbero verificate con un fisiologo respiratorio, anche se si tratta di esposizioni brevi. Immagino che ci sia uno staff medico che controlla le sue condizioni, anche se non se sono sicuro. Sa, già ci sono dei lavori che mettono in dubbio l’utilità delle camere ipossiche per l’allenamento. Io prima di consigliare una cosa così estrema e poco documentata vorrei capirne di più sugli effetti ed essere sicuro che non arrechi danni alla salute».
Questa invece la replica di Maurizio Mazzoleni:
«Anzitutto ci vorrebbe uniformità nelle regole dei diversi Paesi su questo tema. Cosa che ora manca e l’esempio lo conferma. Come metodo, si tenta di replicare artificialmente l’ipossia dell’altura. Ma per me è sempre meglio il classico ritiro in quota. I team li organizzano non solo per inseguire miglioramenti a livello fisiologico, ma anche per fare allenamenti specifici e costruire il gruppo. I benefici veri sono proprio questi, i primi sono minimi. I diecimila metri? Il macchinario di Campenaerts somiglia a una sorta di aerosol. A me non pare un metodo idoneo da usare nello sport».