FachinettiLuca Facchinetti (1988) detto Facco è un atleta di triathlon dall’età di 18 anni. Dopo alcuni prestigiosi risultati nella categoria Junior entra a far parte della Nazionale U23 con la quale parteciperà anche al Campionato del Mondo. Ha sfiorato la slot olimpica per Rio de Janeiro, confermandosi riserva della nazionale italiana.

Risultato più importante:

Vincitore Campionato italiano Olimpico nel 2016.

 

Come ti sei avvicinato a questo sport?

In realtà non lo so neanch’io… Il triathlon era una disciplina sportiva che sin da piccolo mi appassionava, senza però sapere in realtà di che cosa davvero si trattasse. Non avevo mai visto una gara, non conoscevo nessuno che lo praticasse e io intanto crescevo nuotando con un bel gruppo di amici con cui condividere le fatiche. Per questo ci ho messo 18 anni della mia vita per iniziare a cimentarmi alla triplice, quando un giorno dissi a mio padre che volevo fare il triathlon. E così mi comprò l’attrezzatura, mi iscrisse ad una società e con lui andai a fare le mie prime gare…

Qual è il tuo ricordo più bello?

Il ricordo più bello della mia vita triatletica risale senz’altro all’anno scorso, quando vinsi il mio primo titolo italiano. Venivo da una stagione amara con la mancata qualifica per le Olimpiadi e vincere quel titolo mi ha ricordato il perché ogni mattina mi alzo per fare fatica, nuotando, pedalando e correndo.

In che cosa consiste il tuo allenamento tipo?

Non sono uno di quegli atleti che si allena allo sfinimento facendo tre allenamenti ogni giorno. Generalmente tendo a farne uno la mattina e uno al pomeriggio alternando le varie discipline. In questa modo riesco a dare maggiore qualità ad ogni singola seduta. Sono cresciuto atleticamente parlando con la filosofia che bisogna evitare i “chilometri spazzatura” e che ogni singola ora di allenamento deve servire per migliorarti in qualcosa, deve avere uno scopo e l’atleta in primis deve conoscerlo e metterlo in pratica. Mettersi il costume, il casco o le scarpette per “metter su chilometri” non lo ritengo utile, produttivo, anzi credo sia dannoso per tanti motivi.

Quale consiglio daresti ai tuoi fan?

Ciò che mi sento di dire a chi mi segue è di non vedere il triathlon o lo sport in generale come un mezzo per ottenere qualcosa, ma di viverlo al 100% e a 360 gradi ricercando ogni giorno quel valore in più che solo l’attività fisica riesce a darti. Ogni allenamento o gara deve essere un’esperienza che arricchisce te e la tua vita, è un momento che ti libera dalle “catene” del quotidiano e ti permette di autorealizzarti in un modo sano e divertente. Non a caso ho usato il termine “divertente”, perché prima di tutto quando si pratica triathlon bisogna stare bene con se stessi senza sentirsi obbligati di fare qualche cosa, finché resterà accesa quella fiamma allora si darà un senso a tutto ciò, quando invece si inizierà ad utilizzare questo magnifico sport, per dimagrire, per battere un collega, per ottenere qualcosa in generale, allora il triathlon difficilmente ti darà qualcosa in cambio e si resterà più frustrati di prima, senza essersi accorti che si è persa un’occasione!

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