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L’ITALIA DELLA MILANO SANREMO CHE NESSUNO VUOLE…
Al mondo ci sono 5 classiche chiamate Monumento (Sanremo, Fiandre, Liegi, Roubaix, Lombardia). Vincere una di queste prove vuol dire entrare nell’olimpo del ciclismo e fregiarsi del titolo di campione. Si tratta di gare di livello assoluto con visibilità internazionale. Eppure, uno di questi monumenti, nel 2020 ha rischiato di saltare per manifesta miopia del territorio ospitante. La Milano Sanremo ha infatti trovato l’opposizione di una parte dei sindaci liguri, preoccupati che la corsa potesse ostacolare il traffico in una fase di altissima stagione turistica. La classicissima cambia così percorso. Lascia la Liguria per attraversare la parte bassa del Piemonte, via Alessandria che però nega in un primo momento il transito. I fatti. Il sito del quotidiano Il Piccolo scrive: «La 111a Milano – Sanremo non passerà da Alessandria. Il sindaco Gianfranco Cuttica di Revigliasco ha scritto a Mauro Vegni (Direttore evento) per comunicare la mancata autorizzazione al transito della gara sul territorio del Comune, l’8 agosto. La richiesta, così scrive Cuttica, è stata inviata il 6 luglio, “ma è pervenuta solo il 28 luglio (protocollo di arrivo n° 573111). Per questo si comunica, con rammarico, l’impossibilità di autorizzare il passaggio della corsa sulle strade di competenza di questo Comune”». Le motivazioni della scelta? «Tempo insufficiente per garantire la corretta sicurezza dell’evento, sia dei partecipanti, sia del pubblico. E impossibilità di realizzare, nel tempo concesso, la manutenzione e gli adeguamenti indispensabili delle sedi stradali interessate». La riflessione. Come è possibile che il sindaco di Alessandria “Città delle Biciclette” neghi il passaggio – badate bene, il passaggio – alla corsa in linea più famosa d’Italia una delle più famose al mondo? Non solo: poche ore prima delle dichiarazioni del sindaco, Gianni Pederzoli dichiarava che ad Alessandria si correranno due gare di dilettanti il 22 e il 23 agosto, sabato e domenica. In due settimane il sindaco conta di effettuare «gli adeguamenti indispensabili delle sedi stradali interessate?». E sarà in grado di garantire la sicurezza a due gare che si svolgeranno in circuito, occupando ben più a lungo la sede stradale di quanto possa fare il passaggio della Sanremo? Il tipico affare all’italiana. Nel frattempo scarica SportPlusHealth e prova ad allenarti in modo scientifico

TRICOLORE CRONO SFIORATO PER PICCOLO E TIBERI
Cerbara di Città di Castello (PG): Argento e bronzo per Andrea Piccolo e Antonio Tiberi ai Campionati Italiani crono U23 che si sono svolti oggi nelle Marche, a Cerbara di Città di Castello sulla distanza di 25,km. La vittoria è andata aJonathan Milan alla media di oltre 52 km/h (Cycling Team Friuli) che ha avuto la meglio per 50 e 58″ sui portacolori del Team Colpack Ballan. L’oro è sfuggito di un soffio ma non ci sono rimpianti: “Sapevamo di avere di fronte un grande specialista come Milan – commenta il DS Gianluca Valoti – ma abbiamo fatto quanto era nelle nostre possibilità per ben figurare. Siamo contenti del risultato ottenuto. Si è corso in una giornata di caldo estremo che ha contribuito a rendere la prova ancora più dura. La buona prova di squadra è confermata dal 6° posto di Samuele Zoccarato“. LE DICHIARAZIONI DEGLI ATLETI: PICCOLO: “Mezzora di crono andava gestita bene. Quello odierno è stato il mio debutto agonistico di specialità nella nuova categoria. Non avevo uno schema mentale per affrontare l’impegno visto che la corsa non era adatta alle mia caratteristiche essendo molto veloce. Io preferisco tracciati più impegnativi. E’ stato comunque uno step importante in vista dei prossimi appuntamenti. Credo di aver dimostrato di andare forte anche in ottica maglia azzurra”. TIBERI: “Sicuramente ha vinto il più forte. Personalmente sono soddisfatto della mia prova. Milan è partito subito bene ed ho cercato di contenere il distacco. Ad un certo punto stavo anche recuperando, ma poi nel finale ha di nuovo guadagnato. Bravo a lui che oggi è stato il migliore. Il mio unico rammarico è quello di aver perso la borraccia, ma questo non avrebbe cambiato il risultato”. Prova anche tu SportPlusHealth ! ORDINE D’ARRIVO km 25,6 in 29’16” media/h 52.742 1 MILAN Jonathan Friuli Cycling Team 2 PICCOLO Andrea Colpack Ballan a 50″ 3 TIBERI Antonio Colpack Ballan a 58″ 4 RIVI Samuele Ita – Tirol KTM Cycling Team a 59″ 5 COLLEONI Kevin IBiesse Arvedi Premac a 1’01” 6 ZOCCARATO Samuele Colpack Ballan a 1’18”

GAVIRIA: “EL MISSIL” CHE PUNTA SUL GIRO
Un Fernando Gaviria motivato e sorridente quello che si è presentato in videoconferenza zoom alla vigilia del rientro agonistico, programmato per martedì alla Vuelta a Burgos, dove dividerà con Fabio Aru i gradi di capitano della UAE Emirates. Il colombiano è entrato subito nel vivo del meeting virtuale spiegando come sia stato difficile per lui allenarsi senza obiettivi e corse. «È stato un periodo davvero complicato anche e soprattutto per la mancanza di motivazioni. Ma da un mese a questa parte abbiamo un calendario e tutto è diventato più semplice. Ora non si vede l’ora di ripartire…». Sei stato malato di Covid, pensi che il tuo fisico ne abbia risentito? «Non lo so. Non ne sono sicuro, ma mi sono allenato e mi sono sentito bene e in bici ero come sempre. Quando mi sono ammalato negli Emirati Arabi non sapevamo cosa potesse succedere. Ora sono tranquillo e spero tutto vada bene già dalle prime corse. Allenarsi senza gare non è stato semplice, lo ripeto, ora tutto sarà più semplice anche se i protocolli rappresenteranno un’ulteriore fatica per corridori e staff. Quanto al Covid, sono stato ricoverato in ospedale per la febbre e per un paio di giorni le cose non sono andate bene. Alla fine, per fortuna, il virus non mi ha colpito in maniera forte anche se sono stato costretto per un mese a restare in ospedale». E ancora: «Ovviamente in quel periodo il ciclismo è passato in secondo piano: come sapete, anche in Colombia ci sono state molte vittime. Già tornare a correre rappresenta una soddisfazione enorme. Non ci sono stati test con gli avversari, ma siamo contenti così: come tutti, anche noi avevamo bisogno di stare in corsa. E’ meraviglioso». Torniamo agli Emirati: non deve essere stato facile stare in ospedale in un paese straniero. «In effetti ho passato giornate molto difficili in ospedale. Ma se vogliamo è stata una fortuna prendere il virus proprio negli Emirati perchè il team ci ha messo a disposizione tutto, medici, assistenza e quant’altro. Ricordo bene che certi giorni mi svegliavo felice perchè pensavo di poter uscire, ma il test era sempre positivo. In più si è aggiunto il fatto delle frontiere che si stavano chiudendo e la preoccupazione cresceva. Una volta rientrato in Colombia ho fatto un’altra quarantena a casa di un’amico, isolato: l’ho fatto per la sicurezza di tutti e della mia famiglia. C’era comunque tanta gente che stava peggio di me e quindi non mi lamento». Quale sarà il tuo calendario? «Parto con Burgos ma il mio obiettivo più importante è il Giro. Dell’Italia mi piace la gente e il tipo di corsa, il cibo. Tutto». Il ciclismo ha sofferto un duro colpo: avverti la responsabilità di tornare a fare spettacolo? «Quello che stiamo vivendo è un momento nuovo per tutto il mondo. Siamo dei privilegiati perché siamo degli sportivi e abbiamo un ruolo importante come entertainement in un mondo colpito in modo così grave da grandissime preoccupazioni. Noi ci batteremo per offrire spettacolo anche in questo momento». Hai sentito i colleghi in questi mesi? Avete fatto ancora più gruppo? «Ho sentito i colleghi come Sagan, Viviani ed altri. In bici siamo rivali, ma fuori no, fuori saremo amici per sempre, questo è lo sport». Come ti immagini la Sanremo d’estate, senza tante gare di avvicinamento e con una temperatura alta? «La Sanremo è sempre stata una corsa speciale. In questo caso sarà più difficile, per via del caldo e delle tante ore in bici. Siamo tutti preparati, comunque, e alla fine credo che sarà la corsa di sempre, con gli stessi protagonisti». Come potrebbe cambiare il tuo status di ciclista con la vittoria in un monumento? «Quando un corridore vince una classica vede cambiare la sua vita ed entra nella storia. Non tutti vincono questo tipo di corse. Non posso dire cosa cambierà perchè prima un monumento io lo devo vincere». Sarà una ripartenza a suon di sorprese? «I corridori dovranno adeguarsi, correremo la Sanremo con il caldo e il Giro con il freddo. Qualche cosa cambia di sicuro, un giorno di inverno alla corsa rosa scompiglia le carte». Potrebbe esserci un effetto di ricaduta sul 2021 con una stagione che termina così tardi? «Credo che cambierà un po’ il programma dei corridori, ma la cosa importante sarà avere il virus a disposizione per ritrovare serenità». Gli sprinter avranno più pressione? «La stagione è concentrata in 100 giorni, ci saranno pressioni per via delle squadre in crisi, ma la questo fatore è sempre esistito nel nostro sport e sempre sarà così». Spiegaci la scelta del Giro. «E’ stata una scelta del Team, ma è una decisione che condivido». In queste settimane ti sei dedicato più ad allenamenti di intensità o di fondo? «Ho lasciato ogni decisione al mio allenatore. E alla fine a me sembra di aver fatto il lavoro di sempre. Comunque speriamo di riuscire a ritagliare lo spazio di qualche notizia sportiva nei TG. In Colombia la situazione è peggiorata, spero tutto vada meglio: io proverò a regalare un po’ di serenità con le mie prestazioni».

COVID: LA PAURA DEL GRUPPO E I FINTI CAMPIONI DEI RULLI
Ciclismo pronto a ripartire. Ecco cosa pensano i professionisti del gruppo. “La paura più grande per un corridore attualmente? Forse il gruppo. Stiamo per riprendere a correre. Ci sono atleti da ogni parte del mondo, in alcune gare ci saranno pure team che non hanno seguito protocolli così rigidi come il nostro. E poi in gruppo ci sono situazioni molto fluide. L’UCI ci chiede di soffiare il naso con i fazzoleti, ok va bene, ma prendi ad esempio il corridore che va prendere la borraccia e te la porta, probabilmente non sempre si atterrà ai protocolli, oppure nei viaggi, quando l’atleta è a casa non sappiamo cosa fa. E se un compagno ci chiede un gel nel finale di corsa non glielo diamo?”. Parlare con Davide Martinelli e Fabio Felline è come farsi guidare in un viaggio nella mente dei corridori che in questo momento sono ancora impegnati nei ritiri in altura e che si preparano al debutto di stagione (Fabio alle Strade Bianche e Davide al Trittico). Hanno lavorato tanto e non vogliono vedere le loro fatiche andare in fumo per qualcosa di imprevisto. “Il rischio zero non esiste” precisano. La coppia è molto affiatata e qui a Livigno condivide la stanza nel bellissimo B&B che l’Astana ha preso in esclusiva al fine di evitare qualsiasi problema di contagio esterno. Hanno appena terminato una sessione di massaggi in una giornata, che per quanto leggera, ha comunque registrato qualche ora di bici. Siamo quasi alla fine del training camp in altura che li ha visti scalare molte delle montagne del comprensorio valtellinese e del vicino Engadina. Il programma è andato bene, unico neo per Martinelli che ha dovuto fermarsi per 3 giorni in via precauzionale a causa di un dolore al ginocchio, ora risolto. Gli atleti sono divisi in gruppi, le famose bolle. Una da 5 e l’altra da 4 atleti. La vita dei gruppi viaggia su binari paralleli con staff dedicato. Anche gli allenamenti sono separati e di fatto i gruppi non si sfiorano mai. Felline e Martinelli sono 2 corridori in grado di fornire molti spunti di riflessione e guidano con piglio il discorso. La domanda spontanea va alla situazione contingente e a come si vive in questo ritiro blindato, con i contatti esterni ridotti all’osso in modo, una vita quasi monastica scandita dai ritmi del lavoro e del riposo. “In questo momento tutto è relativo. Si arriva da 3 mesi in cui solo il fatto di stare fuori all’aria aperta era un problema. Sono già felice di essere nella squadra. – racconta un lucido Felline in divisa da riposo blu navy – Ora hai paura del mondo extrabolla. Già entrare in un bar sembra pericoloso”. La realtà è cambiata anche nelle piccole cose. “Se incontri 2 ciclisti che non appartengono al team ora non ci stai a ruota. Eppure sono colleghi e tra poco saremo tutti assieme in gara. Parliamo di piccole cose che ora però sono diventate normalità”. Il piemontese aggiunge un dettaglio condiviso da molti. “A me manca non salutare con la stretta di mano. Però ora è così. Personalmente non sarei pronto ad un altro lockdown. Comunque voglio essere positivo e pensare al fatto che ora ci aspettano 3 mesi di fuoco. Se a novembre dovessero bloccare tutto sarebbe un problema. Noi corridori a novembre troviamo il tempo per fare tutto quello che le persone fanno il resto dell’anno. Questo mi crea ansia e ora non voglio rimandare niente ad un secondo momento”. Un passo indietro e i 2 ricordano il lockdown: “Quando si è capito che le corse andavano per le lunghe – aggiunge Martinelli – abbiamo deciso di prendere le cose con calma e di non diventare matti con i programmi. Ad un certo punto non speravamo più nella ripresa”. Felline continua: “La cosa era diventata talmente grande che non c’era una via d’uscita. Non un discorso locale ma globale. La salute pubblica e l’economia sono passate davanti a tutto e qualcuno si preoccupava ancora solo del ciclismo”. Il fatto che durante la quarantena qualcuno abbia potuto continuare ad allenarsi non turba i 2 atleti: “Siamo tutti sulla stessa barca e quindi partiamo alla pari. Non crediamo che svizzeri o belgi siano avvantaggiati. C’è stato il tempo per pareggiarsi. In 3 mesi il gap è stato colmato”. Durante questa fase si sono viste anche molte imprese virtuali. “Mi sono preoccupato – afferma Martinelli – quando il ciclismo virtuale ha sostituito il ciclismo reale. Esistono le esigenze di sponsor, certo, ma si stava perdendo il senso del ciclismo. Il mio incubo (e ride) è quello di tornare nel lockdown ed essere obbligati a fare le gare sui rulli. Non amo questa sfida. I campioni nei test e nei rulli non son quelli su strada. Un giorno stavamo facendo una competizione on line ed ho ricevuto un messaggio da Philppe Gilbert che si lamentava per quando andassero forte i concorrenti. Non esiste un mondo in cui i cicloamatori levano di ruota (virtualmente i professionisti). Andare in bici vuol dire saper guidare il mezzo, avere delle abilità nello stare in gruppo, rientrare dopo una foratura, saper stare in scia. L’essenza del ciclismo è saper frenare all’ultimo, scollinare su una salita con 10” di ritardo e fare il pezzo seguente a tutta per rientrare subito”.

ATLETI AI TEMPI DEL COVID: TRA BOLLE E ALTURA
Le squadre di ciclismo sono ancora impegnate in altura. Cresce, la forma fisica e l’amalgama del gruppo. Ci sono anche dei guizzi di follia . Ad esempio i DS Mario Manzoni e Alessandro Donati sono appena emersi dalle acque del lago alpino che si trova a pochi metri dall’Hotel sede del ritiro. «E’ un’usanza che abbiamo imparato da Annemiek van Vleuten, la campionessa del mondo femminile che alloggia nella stessa struttura e che alterna le saune ai bagni ghiacciati». Il team è stato diviso in gruppi in base al calendario e alle caratteristiche atletiche dei singoli. Nuova questione da affrontare quella legata alla bolla e le misure antiCovid. Come si vive nella bolla? «Bene – spiegano i DS – perchè ora c’è la speranza di tornare a correre, anche se il team di ciclismo è più complicato da gestire rispetto alla squadra di calcio perchè non abbiamo uno stadio dove tutto è controllato rigidamente. Le procedure sono le solite: facciamo i tamponi, usiamo le mascherine, teniamo le distanze, le sanificazioni… Dovremo comunque essere vigili perchè il virus non se ne è andato. Certo è un peccato che con tutte queste restrizioni, se i nostri sponsor volessero venire alle corse per vederci si ritroverebbero con molti ostacoli da superare». Gli adempimenti sono un impegno importante oltre al normale allenamento: «Abbiamo fatto i tamponi. Alcuni sono dovuti scendere fino a Morbegno (100 km di distanza) per trovare le strutture idonee. Sono comunque costi extra a carico del team. Inoltre ci mettono in difficoltà per via delle tempistiche. Come dicevamo, i laboratori sono difficili da trovare e ad agosto chiuderanno. Serve una procedura più celere anche perché al sud, dove risiedono alcuni nostri atleti, le strutture idonee non si trovano con facilità». Programma la tua stagione con Sport Plus Health.

INIZIO CON IL BOTTO PER COLPACK BALLAN: VITTORIA A IMOLA
IMOLA: Antonio Tiberi ottiene la prima vittoria dell’anno per il Team Colpack Ballan. In quello che era il tempio della velocità, l’autodromo di Imola, il corridore laziale ha dimostrato con i fatti di essere uno degli specialisti più forti in circolazione vincendo la gara di apertura di extragiro con il tempo di 11′:44″ alla velocità media di 50,01 km/h per coprire i 9,8 km. Il diciannovenne romano di Gavignano ha preceduto di 3″ Kevin Colleoni, e di 4″ lo specialista Jonathan Milan. 9° posto per Samuele Zoccarato(Colpack Ballan) a 21″. Sempre nella top 20, Tommaso Rigatti, 17°. “Una vittoria importante che voglio dedicare in particolare modo a 3 persone. Mio padre Paolo che oggi festeggia il suo compleanno, a Genesio Ballan, recentemente scomparso e al nostro grande patron Beppe Colleoni“. Tiberi è entrato poi nel dettaglio: “Avevo preparato l’appuntamento e da qualche settimana ci pensavo con una certa frequenza. Già dal riscaldamento sentivo di avere potenza e che poteva essere una buona giornata. Dopo 2 km di gara c’era uno strappo e mi sono sbloccato. Al primo passaggio sotto l’arrivo il riscontro cronometrico era buono quindi ho spinto al massimo prendendo anche qualche rischio”. La valutazione tecnica spetta al DS Gianluca Valoti. “Tiberi è stato sempre in testa ed è andato fortissimo. A mio parere ha dimostrato di essere un vero cronoman affrontando nel migliore dei modi anche le curve molto tecniche, rimanendo sempre in posizione e non perdendo mai velocità”. Questo il commento di Antonio Bevilacqua, team manager. “Un successo meritato che ci voleva per il morale di tutta la squadra. Oserei dire una partenza con il botto”. Ora i ragazzi del Team Colpack Ballan saranno impegnati SABATO 18 è prevista invece la prima gara su strada sempre sulla pista dell’autodromo di Imola. A questa prova, che si svolgerà sulla distanza di 122 km e scatterà alle ore 15.00, prenderanno parte Gidas Umbri, Michele Gazzoli, Nicolas Gomez, Giulio Masotto e Michael Minali. DOMENICA 19 ancora la corsa su strada a Imola (ore 15.00), con l’impegnativo circuito dei Tre Monti da ripetere 3 volte, vedremo schierati Antonio Tiberi, Samuele Zoccarato, Karel Vacek, Davide Baldaccini, Tommaso Rigatti Prova anche tu SportPlusHealth

LA MASCHERA CHE SIMULA L’ALTURA? GLI ESPERTI DICONO NO
Abbiamo parlato nei giorni scorsi della scelta del belga Victor Campenaerts di utilizzare la tenda che simula le condizioni di ossigeno rarefatto, arrivando a riprodurre lo stato ambientale che si trova a 10.000 metri per far aumentare il valore dell’ematocrito. Cosa ne pensano 2 esperti come Andrea Morelli (Centro Mapei) e Maurizio Mazzoleni (Astana Team) ? Ecco le risposte: «Sono un po’ scettico – spiega Andrea Morelli -. Situazioni di così elevata ipossia possono produrre delle situazioni estreme potenzialmente pericolose che andrebbero verificate con un fisiologo respiratorio, anche se si tratta di esposizioni brevi. Immagino che ci sia uno staff medico che controlla le sue condizioni, anche se non se sono sicuro. Sa, già ci sono dei lavori che mettono in dubbio l’utilità delle camere ipossiche per l’allenamento. Io prima di consigliare una cosa così estrema e poco documentata vorrei capirne di più sugli effetti ed essere sicuro che non arrechi danni alla salute». Questa invece la replica di Maurizio Mazzoleni: «Anzitutto ci vorrebbe uniformità nelle regole dei diversi Paesi su questo tema. Cosa che ora manca e l’esempio lo conferma. Come metodo, si tenta di replicare artificialmente l’ipossia dell’altura. Ma per me è sempre meglio il classico ritiro in quota. I team li organizzano non solo per inseguire miglioramenti a livello fisiologico, ma anche per fare allenamenti specifici e costruire il gruppo. I benefici veri sono proprio questi, i primi sono minimi. I diecimila metri? Il macchinario di Campenaerts somiglia a una sorta di aerosol. A me non pare un metodo idoneo da usare nello sport».

SIMULARE L’ALTURA… UN BENE O UN MALE? CAMPENAERTS LO FA’…
(Campenarts in azione. Photo Bettini). «L’ossigeno è talmente rarefatto che non posso fare altro che sdraiarmi sul letto e annoiarmi. Provo a giocherellare con il cellulare, ma non riesco a concentrarmi e se tento di scrivere continuo a fare errori. E allora non mi resta che fare il conto alla rovescia aspettando che l’ora finisca». Non è un malato che parla (anche se fa molta impressione pensare a chi è stato costretto ad indossare terribili caschi e mascheroni per cercare di respirare e sopravvivere al coronavirus) e nemmeno un uomo sttoposto a torture cinesi, ma un ciclista sano e vegeto come Victor Campenaerts che racconta la sua esperienza quotdiana. Ogni pomeriggio indossa una maschera apposita e sale a 10.000 metri di altezza, respirando l’aria estremamente rarefatta e povera di ossigeno. Victor Campenaerts, che ha 28 anni e corre nella Ntt, è un fautore della tenda ipobarica o ipossica, che utilizza regolarmente: la rarefazione dell’ossigeno, lo ricordiamo, stimola il corpo a produrre più globuli rossi. Il belga, che è primatista dell’ora dopo aver strappato il record a Bradley Wiggins, ha raccontato di aver dormito, grazie alla sua apparecchiatura, per tre settimane a 4700 metri, praticamente come stare in vetta al Monte Bianco o al campo base per l’assalto alle montagne più alte della terra. Ma adesso sta andato oltre: in una intervista a Het Laatste Nieuws ha spiegato di salire ogni giorno ben oltre l’Everest. «Ogni pomeriggio metto una maschera per un’ora, si chiama allenamento ipossico intermittente. La bassissima concentrazione di ossigeno dà al tuo corpo un incentivo estremo per produrre globuli rossi in più. È un esperimento, probabilmente sono un pioniere, ma in queste settimane ho tempo di provare e l’ho fatto volentieri. Questo è un extra rispetto al mio programma tradizionale che prevede di dormire occasionalmente nella mia tenda. I risultati preliminari sono molto buoni: ho battuto tutti i miei record in termini di wattaggio». Intanto Campenaerts ha stilato il suo programma con il team manager della NTT Bjarne Riis: «Possiamo dire che andrò a caccia di maglie: esordirò con il Giro della Repubblica Ceca dal 6 al 9 agosto in preparazione del campionato belga del 20 e del campionato europeo del 24. Quindi disputerò la Coppi& Bartali ad inizio settembre in vista del mondiale a cronometro del 20 ed infine sarò al Giro d’Italia». Obiettivi importanti, soprattutto se visti da lassù, da quota 10.000 metri, dove l’ossigeno è rarefatto, il cervello si annebbia e lo sport chiede nuove regole. Nella prossima diretta di Sportplushealth parleremo proprio di altura… non te lo perdere.

IL CICLISMO AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
nche nel periodo della quarantena il Team Colpack Ballan porta avanti la propria attività nel rispetto delle normative vigenti. Gli atleti sono rientrati ormai da tempo nelle loro case, tranne il colombiano Nicolas Gomez, bloccato in Italia dalla burocrazia e dalle norme restrittive. Tocca ad Antonio Bevilacqua, storico team manager della formazione orobica, mandare un messaggio di speranza. “Siamo consapevoli del fatto che stiamo vivendo tutti una situazione critica che penalizza tutti, e aspettiamo con fiducia momenti migliori. Ora dobbiamo restare uniti, come squadra e come Paese”. Come si sta però sviluppando in questo momento l’attività del team? “Ci sono diverse fasi della nostra vita di squadra dove riusciamo ad alternare attività di gruppo, ovviamente virtuale, grazie alla tecnologia effettuiamo riunioni di gruppo e motivazionali. Inoltre durante la settimana vi sono dei focus live dedicati ai corridori che vengono intervistati su Instagram. E’ un modo per stare assieme e per essere vicino ai tifosi. Sempre via social – aggiunge Bevilacqua – portiamo avanti diverse iniziative e inviti alla sicurezza come #iorestoacasa e #distantimauniti. Siamo convinti che il rispetto delle regole sarà premiante”. Infine, ma non meno importante, gli allenamenti. “I ragazzi si preparano sui rulli, con 2 sessioni allenanti quotidiane e con molti esercizi a corpo libero. Stanno lavorando con professionalità anche senza un obiettivo tangibile a cui puntare, visto che ancora non sappiamo quando potremo tornare a correre, che è la cosa che a tutti noi piace, avendo il ciclismo nel cuore. Speriamo di aggiornarci presto con belle novità. Ringrazio ancora tutti i partner come il presidente Beppe Colleoni e gli altri, che ci sono vicini”. LE PRECEDENTI LIVE: Aldo Caiati Davide Baldaccini OGGI Nicolas Gomez

FAUSTO MASNADA: IL GIORNO PIU’ BRUTTO DELLA MIA CARRIERA
Nei giorni scorsi il CCC Team ha annunciato di aver dovuto prendere misure drastiche per far fronte alla mancanza di fondi in questo momento di crisi legato all’emergenza sanitaria per il Coronavirus Covid-19: il general manager Jim Ochowicz ha spiegato che la maggioranza dei contratti dello staff tecnico è stata sospesa, mentre gli stipendi dei corridori saranno fortemente ridotti per tutta la parte restante della stagione (anche fino all’80%). Negli ultimi giorni erano infatti emersi grossi problemi economici per lo sponsor polacco CCC che a causa della pandemia ha visto crollare il volume del proprio business: le misure prese da Ochowicz sono state necessarie per la mancanza di liquidità e per consentire alla squadra di mantenere un budget necessario per gareggiare nel momento in cui dovessero ripartire le corse. Della squadra WorldTour di cui fa parte anche il campione olimpico Greg Van Avermaet, tra gli altri, ci sono anche quattro italiani: il friulano Alessandro De Marchi e il trentino Matteo Trentin, vice campione del mondo, il bergamasco Fausto Masnada e il velocista Jakub Mareczko. Ieri sulle pagine del quotidiano L’Eco di Bergamo il 26enne Fausto Masnada ha commentato la situazione: “Dal punto di vista sportivo lo ritengo il giorno più brutto della mia vita, non mi sarei mai aspettato di trovarmi in una situazione del genere”.

NICOLAS ROCHE NON E’ GIUSTO TAGLIARE LO STIPENDIO AI CORRIDORI
“Facciamo la vita degli atleti più di prima, ci alleniamo sui rulli più volte al giorno per un totale di 20 ore settimanali e ci sottoponiamo alle sedute a corpo libero. Abbiamo impegni virtuali, a breve faremo il Fiandre ad esempio, oppure call conference di squadra per gli aggiornamenti. Insomma siamo professionali al 100%. La mia opinione è che il taglio degli stipendi non sia giusto”. E’ un Nicholas Roche molto sincero quello che ieri sera si è aperto nella diretta instagram con Lello Ferrara. Il corridore irlandese, con doppia nazionalità (francesce), dalla sua casa di Monaco ha raccontato una seri di aneddoti molto curiosi, da uno screzio in corsa con Daniele Bennati, da cui poi è nata una profonda amiciza – “ho passasto più di 10 giorni a casa sua prima delle Strade Bianche all’epoca della Saxo Tikoff” – a quando fu costretto a lavorare moltissimo per difendere la maglia gialla di Rinaldo Nocentini al Tour de France “Ero giovane ed essere lì a lavorare per la maglia gialla fu bellissimo”. Roche ha poi svelato come il padre, Stephen, fosse totalmente contrario a piercing e taguaggi. “Ogni volta che tornavo a casa toglievo i piercing, fino a che ad un certo punto mi è venuta un’infezione e quasi mi tagliavano l’orecchio. Inoltre quando mi sono fatto il primo tatuaggio, credeva fosse una versione rimovibile, di quelle che si fanno in spiaccia. Si mise un dito in bocca e provò a strofinarlo per rimuoverlo…”. Il corridore ha inoltre espresso alcune preoccupazioni sui corridori e su un desiderio che ora diventa di difficile realizzazione. “Sono preoccupato per quei corridori in scadenza di contratto.. Vedo molta tensione”. Il desiderio.. “Esco ad allenarmi con mio fratello minore. Ha 21 anni. Va fortissimo, il mio sogno è correre con lui da prof.. ma in questo momento è complicato”. Ricordati di scaricare SPH da Apple o Android Store

CONOSCETE LA DIETA A INTERMITTENZA? POZZOVIVO LA FA
“Sto bene, martedì prossimo avrei dovuto operarmi di nuovo, ma in questo momento di blocco totale non è possibile. Non vorrei parlare però di questo problema e distogliere l’attenzione dalle situazioni ben più serie legate all’attualità”. E’ un Domenico Pozzovivo frizzante quello che, in collegamento dalla sua casa di Lugano e si sottopone alle domande della diretta di Lello Ferrara 3.0. “Una volta completata l’osteosintesi devono essere rimossi dalla tibia chiodi, placche, fili vari. In questa fase, dopo il primo blocco di gare e lavoro, avrei infatti dovuto fermarmi per l’intervento. Per una piena normalizzazione credo ci voglia ancora un po’ e la prossima stagione dovrebbe essere svolta di nuovo a pieno regime”. Il recupero è stato lungo e difficile. Anche braccio e gomito erano mal messi. “Il medico non mi aveva dato speranze di tornare a correre e non capiva la mia ostinazione. Si chiedeva perché volessi rientrare alle gare. Poi la situazione ha preso una piega inaspettata quando, a novembre, ho raggiunto l’accordo con una nuova squadra”. Il lucano conferma che attualmente in Svizzera non è vietato pedalare. “E’ così, ma preferisco non uscire per motivi di sicurezza”. Poi svela un particolare inedito sulla sua dieta. “Seguo una strategia alimentare che in certi momenti prevede il digiuno intermittente di 16 ore tra un pasto e l’altro. In questo modo brucio grassi e non muscolo. Tendenzialmente questo avviene prima di un giorno di scarico. Perché lo faccio? Non si direbbe ma tendo ad ingrassare”. Il suo teorico programma non prevedeva il Giro d’Italia. “Con Riis non l’avevamo messo in calendario. Puntavo alle tappe di montagna del Tour. Ora è tutto da reinventare”. A proposito di tappe di montagna ce n’è una che brucia ancora tanto… “Quella del Colle delle Finestre vinta da Chriss Froome. In teoria era una tappa a me favorevole.. ma ho perso diversi minuti. Comunque ho imparato molto dal quella giornata ed è stato importante salvare la baracca e non andare a fondo del tutto”.

LA CICLISTA -MEDICO ELISE CHABBEY IN CORSIA CONTRO IL CORONAVIRUS
Una notizia che fa pensare e che vede protagonista la ciclista professionista svizzera Elise Chabbey. Con la pandemia di coronavirus che non ha ancora raggiunto il suo picco e dato che le corse ciclistiche sono state al momento tutte annullate, Chabbey ha deciso di lasciare la sua squadra, la Bigla-Katusha, per indossare il camice bianco. La 27enne elvetica, recentemente laureatasi in medicina, ha abbandonato la preparazione in vista delle classiche primaverili per lavorare all’Ospedale Universitario di Ginevra. “Non fare nulla non è nella mia natura. Quello che sta succedendo non ha precedenti, e vista la gravità della situazione sentivo di dover fare qualcosa”, ha commentato la rossocrociata. Quando la crisi sarà finita, saprò di aver provato a fare la mia parte e spero di essere fiera di me stessa

2° POSTO PER NICOLAS GOMEZ NELLE MARCHE
CIVITANOVA MARCHE (MC): Secondo posto con dedica speciale quello ottenuto oggi a Civitanova Marche dal team Colpack Ballan del Presidente Giuseppe Colleoni e del Team Manager Antonio Bevilacqua. Il podio è arrivato grazie al velocista colombiano Nicholas Gomez. Nell’ottavo Gran Premio dell’Industria, Il portacolori del sodalizio orobico è stato infatti preceduto per un soffio da Enrico Zanoncello del team Zalf Fior al termine di una gara molto combattuta lunga 105 km percorsi alla media di 48,461 km/h. “Ci è mancato poco – racconta Gomez – ma gli ultimi metri del rettilineo d’arrivo erano in leggera ascesa e non sono riuscito a sprigionare tutta la mia velocità. Avrei tanto voluto vincere per dedicare il successo alla persona che mi ha messo in bicicletta e che è venuta a mancare proprio in questi giorni in Colombia. Spero di rifarmi al più presto per realizzare questo mio desiderio. Ringrazio i miei compagni che mi hanno supportato in una competizione così nervosa contro avversari di ottimo livello’. Alla guida della squadra, il ds Ivan Quaranta: ’Peccato per il podio, ma in gara siamo sempre stati protagonisti. Il nostro inizio stagione è caratterizzato dalle cadute e anche oggi tre dei nostri sono finiti a terra. Nelle prove in circuito come quella odierna non vi era il seguito e quindi rientrare diventava difficilissimo vista l’alta velocità del gruppo”. Ancora da definire con esattezza i prossimi impegni agonistici a causa delle note vicende del Coronavirus. ORDINE D’ARRIVO km 105 in 2h 10′ media/h 48,461 1 ZANONCELLO Enrico Zalf Euromobil Desiree Fior 2 GOMEZ JARAMILLO Nicolas Col – Colpack Ballan 3 FIASCHI Tommaso Zalf Euromobil Desiree Fior 4 BASEGGIO Matteo General Store Essegibi F.lli Curia 5 TAGLIANI Filippo Zalf Euromobil Desiree Fior

SI INIZIA CON UN OTTIMO 2° POSTO :-)
GP LA TORRE – FUCECCHIO (FI): Vittoria sfiorata in Toscana per il Team Colpack Ballan che nel velocissimo circuito di La Torre, da ripetere 26 volte, ha visto Michele Gazzoli piazzarsi al 2° posto alle spalle di Leonardo Marchiori (Team NTT Continental). Per la formazione di patron Beppe Colleoni e di Antonio Bevilacqua una gara da protagonisti e un pizzico di rammarico per il risultato finale, compensato dall’ottima prestazione di squadra. “Ci è mancato pochissimo – afferma il velocista bresciano – ma devo dire che abbiamo dimostrato di essere una grande formazione. Oggi sono caduto a metà gara e i miei compagni mi hanno aiutato a rientrare. Purtroppo nell’incidente ho danneggiato il cambio e durante lo sprint mi sono trovato in difficoltà, subendo una rimonta negli ultimi 5 metri. Grazie a Tiberi che mi ha lanciato. Peccato, ma guardiamo avanti con fiducia. Siamo sulla buona strada”. La bontà delle prestazione è confermata dal DS Gianluca Valoti. “Abbiamo registrato questa caduta che ha coinvolto il nostro team con Andrea Piccolo, Davide Baldaccini e Alessio Riccardi che si sono dovuti fermare. Sono invece riusciti a rientrare Antonio Tiberi e Michele Gazzoli che hanno disputato un ottimo lavoro nel finale. Da segnalare il tentativo di fuga portato avanti da Alessio Martinelli, rimasto in avanscoperta per molti chilometri”. ORDINE DI ARRIVO: 1)Leonardo Marchiori (NTT Continental Cycling Tema) Km 100, in 2h22’29”, media Km 42,110; 2)Michele Gazzoli (Team Colpack Ballan);

CI PROVO… ECCO IL MIO PRIMO TEST
Parto da zero. Non ho basi tecniche importanti e mi lascio guidare dal desiderio di migliorare la mia forma fisica. Il mio approccio con SportPlusHealth avviene proprio per questa ragione. Ho sentito da qualche amico che è possibile effettuare un test di valutazione fisica e poi impostare un piano di lavoro personalizzato basato sulla qualità dell’allenamento. Per me è un discorso interessante, perché mi permette di ottimizzare il mio tempo che è suddiviso tra lavoro e famiglia. Diciamo che è una bella lotta, ma ritengo sia giusto anche avere uno spazio a mia disposizione. Volersi bene è un modo per far star meglio anche gli altri. Ovviamente non si deve esagerare e sfociare nell’egoismo, quindi devo gestire il tutto con oculatezza e con l’aiuto di qualcuno che possa darmi una mano in tal senso. SCARSA FORMA: Scelgo di effettuare il test subito dopo le vacanze natalizia. Sono sovrappeso e poco allenato. Vinco l’imbarazzo, ma forse è il momento migliore perché più in basso di così difficilmente potrei stare. OBIETTIVO: il mio obiettivo è provare ad mettermi in forma, utilizzando una metodologia a me sconosciuta, quindi mi affido alla modernità che avanza. PRONTI VIA, COSA MI SERVE ? Pochi strumenti. Nel mio caso ho uno smartphone Samsung e sulla bici posso contare su un misuratore di potenza FSA Powerbox. Questo facilita per me le cose da un punto di vista tecnico perché sia il telefono che il powerbox godono di un protocollo di trasmissione dati che si chiama Ant+, molto più stabile nella trasmissione dei dati rispetto al Bluetooth. (I misuratori dialogano anche in Bluethooth dipende dai casi. Gli Iphone necessitano di una chiavetta Ant+ in caso powermeter senza bluetooth). SETTING: prima di procedere è importante inserire i miei parametri. Peso (anche quella del vestiario e della bici) e altezza. IL TEST: Scelta una salita con pendenze moderate, 5-6%, effettuo un breve riscaldamento e poi mi cimento negli 8’ al meglio delle mie possibilità. Si tratta di un test FTP che dura 8’. Siamo in inverno e le capacità fisiche non sono ancora al top. Inoltre devo dire che effettuare un test richiede pure una certa energia mentale. Ci sono attimi in cui vorresti rialzarti… ma per finire il test non è possibile 🙂 Mentre salgo sento la voce della app che mi indica i risultati parziali come il wattaggio espresso e i minuti mancanti al completamento. Noto una bella novità. Sullo schermetto del telefono, che ho tenuto sul manubrio, intravedo pure il grafico delle performance. (solitamente posso tenere il telefono anche nella tasca della maglietta). IL RISULTATO: Il risultato dal punto di vista numerico non so se sia soddisfacente oppure no. Certo, se paragonato ai numeri espressi dai campioni, credo sia abbastanza ridicolo. 219 watt medi in un test di 8’ con un wattaggio massimo a 396 watt. (Questi i miei errori per evitare un risultato scadente) Nella seconda prova, ripetuta una settimana dopo, ho fatto meglio arrivando a 249 watt medi. (Sulla sinistra il grafico della potenza del primo test. In questo test non avevo dato il 100%. A destra invece il risultato del secondo test espresso per zone di frequenza cardiaca). IMPOSTAZIONE LAVORO: Ho richiesto le mie tabelle, cercando di rispettare quelli che sono i miei momenti liberi. Per questa ragione scelgo di impostare un 2 allenamenti nel week end, 2 ore il sabato e 2 la domenica, e uno in settimana. Facilmente, visto il periodo, quello infrasettimanale sarà dato da una lezione di spinning. Per ora questo è ciò che sento essere alla mia portata. Vediamo cosa SPH mi aiuterà a fare. (Questa la tabella degli allenamenti settimanali impostati secondo le mie esigenze di tempo). IN PRECEDENZA ERRORI DA EVITARE PER CHI FA IL TEST

EXPERIENCE: ERRORI DA EVITARE PRIMA E DURANTE UN TEST
Il mio primo test non lo si può nemmeno definire tale. Infatti è stato più un approccio al mondo della tecnologia e della scienza. Per quale ragione? In primis non avevo mai usato un misuratore. Quindi, il primo step in assoluto accoppiare il misuratore di potenza alla app SPH che si trova nel mio telefono (ant+ o bluethooth le modalità di comunicazione). ERRORI: In secondo luogo devo dire che il mio test non è andato al meglio per almeno 2 ragioni, una pratica e l’altra psicologica. DARE IL 100%: Da un punto di vista pratico devo ammettere che non avendo una grande esperienza, non ho dato il 100% del mio potenziale. Giustifico questa mancanza con la non conoscenza dell’esercizio specifico. Una persona deve provare a dare il 100% del suo potenziale per ottenere un risultato coerente. SFORZO MENTALE: E’ inoltre bene sapere che prima di fare un test si deve essere preparati anche del punto di vista mentale. Lo sforzo è infatti intenso e in grado di metterci a dura prova mentalmente. Consiglio di cimentarsi nel test in una giornata in cui si ha riposato bene e non si è in una fase di carico nel piano degli allenamenti. Alla fine sono riuscito a fare il test.. Vuoi vedere come sono andato?

L’ALLENAMENTO E’ CAMBIATO.. NON CI CAPISCO PIU’ NULLA!!
Il freddo è pungente e di uscire in bicicletta non se ne parla. Senti dire che molti stanno già pedalando, i più agguerriti si sono spostati al caldo per emulare i professionisti del pedale. Per te il ciclismo è una grande passione, ma non vorresti mai essere un integralista delle 2 ruote. Ti piace pedalare, quando il lavoro e la famiglia te lo permettono. Capisci però che lo sport della bicicletta è cambiato moltissimo. Si parla di watt e di lavoro svolto ad alta intensità. Si utilizzano strumenti nuovi, come il powermeter, e serve interpretare i dati così estrapolati. Non serve solo misurare, ma anche comprendere, interpretare e programmare il lavoro svolto. Si tratta di un allenamento diverso rispetto a quello che sei abituato a sostenere. Un tipo di allenamento basato su criteri scientifici da impostare anche senza un allenatore che ti segua ad ogni chilometro con l’auto. Questo passaggio, da un lavoro fai da te a quello scientifico, costa una certa fatica iniziale, soprattutto mentale.Succede ai cicloamatori che non si sono tenuti al passo con i tempi, o ai giovani che cambiano categoria agonistica. Vuol dire uscire dalla propria routine per addentrarsi in un ambito per certi versi temuto, perché a molti sconosciuto. Per questo motivo Sportplushealth ti può guidare in modo semplice grazie alla propria app. Lasciati guidare dal nostro virtual coach, o da un allenatore reale. Ad esempio inizia con il test di valutazione FTP, pianifica i periodi di lavoro e quelli di riposo. Ricorda non esistono però solo i watt ed i chilometri. Un individuo subisce anche tensioni e stress esterni che influenzano il buon funzionamento del corpo. Per questo stiamo sviluppando anche un progetto legato all’HRV. Seguici con attenzione e scarica Sport Plus Health. IL PRIMO PASSO WELLNESS

SPH E COLPACK BALLAN
Il team Colpack Ballan, formazione Continental e Under 23, si avvale del supporto di SPH. La squadra bergamasca conta su alcuni dei migliori giovani del panorama internazionale come Antonio Tiberi, campione del mondo a cronometro, Andrea Piccolo, campione europeo Junior, Alessio Martinelli, vice campione del mondo Junior su strada. I Direttori sportivi 2020 saranno Gianluca Valoti, Ivan Quaranta, Flavio Miozzo e Giuseppe Dileo. GLI ATLETI UNDER 23 Davide Boscaro Yuri Brioni Francesco Della Lunga Francesco Giodano Nicolas Gomez (COL) Leandro Masotto Sergio Meris Michael Minali Davide Persico Nicola Plebani Thomas Trainini Gidas Umbri ATLETI CONTINENTAL Davide Baldaccini Caiati Aldo Alessio Martinelli Giulio Masotto Andrea Piccolo Luca Rastelli Alessio Riccardi Tommaso Rigatti Antonio Tiberi Karel Vacek (REP CECA) Samuele Zoccarato

MIGLIORA CON POWERBOX FSA E SPH
Full Speed Ahead, leader mondiale nella produzione di componenti per il ciclismo su strada e la MTB, ha stretto una partnership con Sport Plus Health, una piattaforma integrata per l’analisi professionale degli allenamenti che utilizza i dati che provengono dai sensori per registrare le sessioni e mostrare in tempo reale un’ampia gamma di informazioni. Da Settembre, tutti coloro che acquisteranno la guarnitura con misuratore di potenza FSA PowerBox, avranno infatti incluso un abbonamento gratuito di 6 mesi all’App Sport Plus Health e potranno accedere a tutti i servizi messi a disposizione dall’applicazione. Questo rappresenta sicuramente un plus che andrà a completare l’offerta della Powerbox, mettendo a disposizione dell’utente un servizio di test fisici scientificamente validati e “analisi dati” e spiegazione di come usare un misuratore di potenza. Grazie all’App, lo sportivo può tracciare “live” i suoi dati calcolati dalla PowerBox durante l’uscita, salvandoli per pianificare i futuri allenamenti e tenere monitorato l’andamento delle prestazioni nel tempo. Tramite l’App sono infatti acquisibili dati preziosi rilevati dalla Powerbox attraverso i suoi upgrade più importanti, quali: Bilanciamento Destro/Sinistro: visualizza la tua percentuale con cui ogni gamba contribuisce all’output totale della potenza. (potenza sinistra = pressione sul pedale sinistro + recupero sul pedale destro; potenza destra = pressione sul pedale destro + recupero sul pedale sinistro). Uniformità della pedalata: una metrica avanzata per atleti che vogliono ottimizzare la loro pedalata. Visualizza quanto uniformemente sia distribuita la pedalata. La Powerbox raccoglie i dati combinati di entrambe le gambe. Coppia: un valore molto interessante per tutti gli sprinters o atleti su pista. Questo valore visualizza la potenza indipendentemente dalla tua cadenza. Scopri di più