SLONGO: 10 ANNI DI CAMBIAMENTI

CAMBRILS (SPA): Incontrare Paolo Slognoè come imbattersi in un amico di vecchia data. Paziente, mai scontroso, disponibile a confronti aperti. Sembra lontano dallo stereotipo del coach tutto numeri. E’ piuttosto un tipo che cerca di stemperare le tensioni, forte della sua esperienza ad alto livello e del carattere pacioso. Durante il training camp di Cambrils, in Catalunia, ci ha dedicato parte della mattinata. I ragazzi del Team Bahrain Merida sono impegnati in un lungo di 6 ore. In ammiraglia ci sono Franco Pellizzotti e Gorazd Štangelj. Lui, Slongo, è invece occupato a controllare alcuni file riguardanti gli allenamenti e preparare la prossima trasferta sul Teide. Bisogna sistemare un paio di dettagli relativi all’albergo, ma tutto è definito. Ci riceve nella sua casetta, la 1104 all’interno del Cambrils Park Hotel. E’ il posto migliore per parlare in tranquillità perché in questo periodo invernale la struttura ricettiva è invasa da calciatrici Under 20 di varie nazionalità. Stanno prendendo parte a un torneo internazionale di soccer che si tiene in città.

 

Slongo sta entrando nel suo 11° anno da allenatore tra i professionisti, sembra una vita. Ha già lavorato con campioni grandissimi che lui stesso ci elencherà qui sotto.

Sembra naturale chiedergli cosa sia cambiato durante i 10 anni di attività.

Da mio punto di vista non così tanto come si possa pensare. Nel 2008 con Liquigas forse siamo stati pionieri nella preparazione. Con la società Liquigas, e con il dottor Roberto Corsetti, abbiamo formato e introdotto diverse figure in squadra e anch’io ero in quest’organigramma. L’obiettivo era evitare la presenza dei preparatori esterni che in quel periodo impazzavano. Poi tutti si sono adeguati. Le migliorie utili vengono presto copiate. Ad esempio la mia figura, quella del coach, non era contemplata all’epoca. Pareva che ai team non interessasse. Ognuno aveva il proprio allenatore, preparava il proprio programma e l’atleta doveva arrivare all’appuntamento fissato in forma. Questo ha generato confusione. Vi erano coach con morale e altri no. Atleti che non erano in linea con i programmi del team. Insomma, una situazione non semplice da gestire. Ora si è ottimizzato tantissimo. La società stabilisce quello che è il capo allenatori e tu verifichi che il lavoro venga rispettato. Facciamo in modo che la preparazione sia seguita al 100% dallo staff interno. I coach dentro la squadra hanno il controllo degli atleti e in questo modo eviti tanti problemi.

Quanti ciclisti segue un coach?

Io ne ho 7. Credo che un allenatore ne possa seguire al massimo 10. Le proporzioni atleti-tecnici impartite dall’UCI sono corrette. Un atleta richiede almento 2,5-3 ore a settimana. Ogni 40 giorni facciamo i test di valutazione, soprattutto nella prima fase della stagione. Altrimenti controlliamo le differenti critical power. Ci sono tanti metodi per non sbagliare la gestione della preparazione. Utilizziamo anche strumenti evoluti come SportPlusHealth.

Grazie agli strumenti moderni quindi ha sempre l’esatto polso della situazione di come un suo corridore stia?

E’ così. Io so che uno esprime un determinato wattaggio o una certa velocità. Svolgendo un test a step come noi arriviamo alla soglia e quindi capisco se uno a casa ha lavorato o meno sulla base anaerobica e necessita di fondo. Posso capire se un atleta ha una base oppure no. Serve per evitare il rischio di spegnersi in certe gare di lunga durata.

 E il peso è già sotto controllo?

Quando Nibali deve calare partiamo da questo presupposto. Sappiamo quello che consuma durante l’allenamento e il valore del metabolismo suo basale. A quel punto dobbiamo moltiplicare il wattaggio medio espresso per un coefficiente. Fatto questo calcolo passo l’informazione al Dottor. Magni che calibra la dieta. Questo per essere brevi.

La metologia di lavoro prevede uno staff, come funziona e chi sono?

L’organizzazione ti da la possibilità di concentrarti nel tuo settore. Il feedback arriva da parte di tutte le figure professionali coinvolte. Il fisioterapista, l’osteopata, nutrizionista, mental coach, massaggiatore, medico.

E come vengono coordinati, lei è il maestro d’orchestra?

Io coordino il lavoro e assieme prendiamo una decisione, poi tocca a me comunicarla all’atleta. Si è rivelato un sistema efficace anche durante l’infortunio del Tour.

 E Slongo come convive con l’arrivo di David Dailey, un guru delle prove contro il tempo che esce dalla scuola BMC dove ha ottenuto diversi sucessi e l’ultimo Mondiale a crono con Rohan Dennis?

Ho la mia autonomia. Ovviamente cerco di stare al passo con i tempi ma credo anche nella mia metodologia di lavoro. L’avvento di australiani e inglesi ha portato a stravolgimenti di quello che si pensava. Io sono un tradizionale che fa prima la base aerobica, poi anaerobica e in seguito va in progressione con i carichi di lavoro. Ad esempio David effettua un lavoro che definirei misto. Parte subito da gennaio anche con l’anaerobico. È un diverso approccio. Comunque tra di noi c’è una buona coordinazione, siamo solo all’inizio del rapporto di lavoro. Ovvio che rubi sempre qualcosa a chi collabora con te. E’ una sorta di contaminazione reciproca positiva.

Nessuno scontro fra scuole di pensiero quindi?

No assolutamente. Credo però che se tu vuoi tenere la forma più a lungo e che sia una forma strutturata per fare un grande giro il mio metodo funzioni.

I risultati che ha ottenuto negli anni sono impressionati.

In questi anni ho avuto la fortuna di allenare grandi campioni: Aru, Landa, Basso, Sagan, Nibali, Viviani.  Ho lavorato nei ritiri sul campo e li ho portati nelle stesse palestre. Parlo della strada: Pordoi, Valparola ecc. Ho uno storico sui tempi di febbraio, aprile, giugno, raccolto i dati di tutti questi grandi campioni e il lattato a fine salita. Il medoto di lavoro ti consente di sbagliare meno. Ci sono stati campioni che erano troppo avanti con la preparazione e li abbiamo fermati. Ritengo fondamentale essere credibile con gli atleti.

A quali valori si attiene?

Il battito cuore al mattino, la pressione massima e minima, l’elasticità del cuore in allenamento.  Ovviamente anche TSS e ATL.

Chi l’ha stupirla di più?

Peter Sagan. Aveva 2 particolarità. Riusciva a lavorare in anaerobico più degli altri. Lui dava indicazioni molto particolari.  Poi recuperava prima lo sforzo.

Venendo al presente. Quest’anno la aspetta una sfida nuova e ricca di insidie. Abbandonate infatti un percorso collaudato per disputare 2 grandi giri. Avrete pressioni extra?

 Diciamo che a questo aspetto devo pensarci io. Vincenzo deve concentrarsi solamente su un obiettivo alla volta. Sarebbe un errore fare troppi calcoli. Rischieremmo di sbagliare sia un obiettivo e l’altro. Abbiamo apportato dei cambiamenti certo, ma è inevitabile. Da tanti anni non facevamo uno stacco importante. E’ stato un inverno che ha registrato un lungo riposo, utile per la testa e per il fisico. Abbiamo potuto effettuare con regolarità le sedute in palestra con esercizi di rafforzamento del core, addominali e dorsali, anche alla luce dell’infortunio dello scorso anno. Inoltre la prima gara World Tour è a fine febbraio. Questo significa avere ora meno stress e più energie psicofisiche che torneranno più avanti.

 

Il doppio impegno è fattibile ad alto livello?

Quest’anno le 2 corse, Giro e Tour, sono disegnate in modo che si possa far bene in entrambe. Il Giro è impegnativo nella 2^ parte e il Tour è piatto nella prima settima. Il fisico può riattivarsi dopo lo stacco post Giro.

Uno delle regole dell’allenamento di qualità è quella di saper variare. Come cambia anno dopo anno la preparazione?

Lo storico di Nibali dice che ogni anno aumentiamo volumi e intensità. Questo perché invecchiando riesci a tenere meglio il carico. Se dovessimo dare una cifra direi che si tratta del 3% dei volumi. Ovviamente cambia lo stimolo allenante perché altrimenti il muscolo si abitua ad una determinata sollecitazione e non avrebbe la stessa resa. Comunque ora ci aspetta un programma fatto di corse ritiri, periodi di scarico, palestra con lavori di forza.

Il percorso è tracciato. Non resta che seguirlo.

 

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