Stati Uniti, l’incidente e la ripartenza

Il giro del mondo in bicicletta di Paola Gianotti, dopo il Sud America, prosegue attraversando gli Stati Uniti, per poi puntare all’Australia. Ma un incidente obbliga Paola ad uno stop e al rientro forzato in Italia. Cosa succederà ora? Paola potrà riprendere la sua corsa per vincere il Guinnes dei Primati?

Welcome to Miami!

Dopo otto ore di ritardo, l’aereo con a bordo il team del giro del mondo in bicicletta arriva finalmente a destinazione (scopri la prima tappa in Nord America). L’impatto è completamente diverso dal Sud America. Luci, grattacieli, lusso, pubblicità ovunque. Gli States sono proprio come nei film. In questo continente l’autista del camper sarà Gildo, detto Gil, un ragazzo sorridente e molto affabile.

Dopo una controllatina alla bici, Paola è pronta per partire, ma oggi è anche il suo compleanno e i ragazzi del team la svegliano a suon di Happy Birthday to you…

“Penso a quello che sto facendo. Penso che è il giorno del mio trentatreesimo compleanno. Il regalo più bello che potessi farmi per questo compleanno è stato credere sempre in questo sogno. Anche nei momenti più difficili.  Anche quando mi appariva tutto impossibile. Anche quando volevo lasciar perdere. Proseguo, per raggiungere la Lousiana”.

Quel giorno, Paola arriva alle 20 a New Orleans. La aspetta un magico coast to coast in bicicletta. Dopo la Florida, il Texas e il New Mexico, è la volta dell’Arizona, tra parchi e riserve indiane. Phoenix si trova già duecento chilometri dietro le ruote della bici, la prossima meta è la California. Da lì, il giro proseguirà in Australia. Paola sente già nell’aria il profumo della magica terra dei canguri . Eppure il destino, in quel momento, non è allineato con i suoi desideri. L’Australia deve aspettare.
Il 16 maggio 2014, verso le 11 del mattino, “arriva il vuoto, il nulla, il buio, il dolore”.

Un’auto la investe, Paola viene portata al pronto soccorso e poi trasferita in elicottero all’ospedale di Phoenix, dove passerà la notte, prima di essere dimessa. Ha la quinta vertebra cervicale fratturata, l’operazione non è necessaria ma serve tanto riposo, serve stare ferma.

“Giù dal camper, seduta su un muretto, piango. Guardo le luci di questa città dove sono passata il giorno prima. Mi ero fatta un selfie davanti al cartello, commentando: ‘Phoenix raggiunta e superata’. Ed eccomi tornata, grazie a un incidente che avrebbe anche potuto essere fatale. Non riesco a smettere di piangere. Secondo i piani, adesso dovrei essere nelle vicinanze di Los Angeles. Perché invece sono qui?”

Ora per Paola è importante archiviare il problema dell’incidente, tramite un bravo avvocato americano. Sarà lui a rivelarle che alla guida dell’auto che l’ha investita c’era un ragazzo di vent’anni, distratto dal telefonino (in Arizona usare il cellulare mentre si guida è consentito). Sarà sempre lui, alcune settimane dopo, ad aiutarla a trovare l’unico medico disposto a farla la risonanza magnetica che le rivelerà come la frattura non si sia ancora risaldata. La peggior notizia che Paola si aspettasse.

 

A questo punto, ogni progetto di ripresa imminente del giro del mondo deve essere accantonato. Paola non vuole ma deve tornare a casa. Nel frattempo, il Guinness World Record è stato messo al corrente della vicenda e il conteggio del tempo verrà messo in stand by.

A Ivrea, il suo ortopedico di fiducia le consiglia di portare il collare almeno per un altro mese. Fino alla fine di agosto.  Intanto ci si può allenare sui rulli, in casa. E questo è quello che succede in quel lungo mese di attesa. Poi la nuova risonanza.

“La mamma lo intuisce dalle grida isteriche, l’esito della risonanza magnetica. Ballo come un’esagitata, sventolando il foglio con il verdetto. La vertebra si è risaldata. Posso tornare sulla bici. Posso tornare a pedalare nel mondo!

E’ ora di impacchettare di nuovo Hobo, la bici, per raggiungere Los Angeles.

Dalla città degli angeli, occorre spostarsi verso il punto esatto dell’incidente, per ripartire da lì. “Ricordo ogni istante di quella mattina. La mia allegria, la telefonata di papà che mi dice di accelerare per prendere il volo per l’Australia un giorno prima, il sogno dell’Australia… Sono di nuovo qui per riprenderlo il sogno dell’Australia. Sono di nuovo qui, dopo quattro mesi. Sono di nuovo qui con Ivana e Gil. Scendo dal camper con Hobo , di nuovo io e lei insieme”.

Riprendere il ritmo dopo l’interruzione dell’incidente richiede molto impegno;  ricominciare a pedalare per duecento chilometri al giorno è faticoso, ma la California non tarda ad arrivare e in poco meno di una settimana il team raggiunge San Francisco, l’ultima meta statunitense (vedi l’ultimo tratto in Nord America a questo link).

Finalmente l’America è finita. E stavolta l’Australia è davvero davanti agli occhi.

To  be continued…